domenica 14 novembre 2010

The Social Network

Titolo: The Social Network
Anno: 2010
Soggetto: Ben Mezrich, "Miliardari per caso"
Con:
Andrew Garfield: Eduardo Saverin
Justin Timberlake: Sean Parker
Brenda Song: Christy Lee
Rashida Jones: Marylin Delpy
Joseph Mazzello: Dustin Moskovitz
Max Minghella: Martin Turner
Rooney Mara: Erica Albright


La riuscita di questo film come insieme di coerenza narrativa, fedeltà alla vicenda e caratterizzazione dei personaggi è stata una bella scommessa. Credo che avvicinarsi ad una vicenda di intrighi aziendali, azioni legali e college sex con lo sguardo della cinepresa non sia un'impresa da poco, specie quando l'insieme risulta coeso e poco noioso, nonostante la cascata infinita di parole e concetti proposti. La vincenda più o meno la conosciamo tutti: un giovane e geniale Nerd ha per le mani l'invenzione del secolo, i suoi amici cazzoni lo spalleggiano ma quando il gioco si fa duro il coinvolgimento emotivo, l'ammirazione per il proprio alter ego e la brama per la sua stima giocano uno scherzo non troppo carino al nostro amico Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook mette il suo migliore amico, il co-fondatore Eduardo Saverin, nelle mani degli squali, e trascura ogni implicazione morale e legale in ogni suo comportamento. Il personaggio di Mark dipinto dal film è quello di un adolescente paranoico, con la lingua pronta a sferzare chiunque ma con qualche serio limite comportamentale e molto fragile, la dove il suo essere nerd e geniale vuole riscontrare il consenso di chi ritiene suo pari.
La vicenda del SNS (Social Network Site) più famoso in circolazione viene riletta attraverso le due cause subite da Zuckerberg, ma non è un film su avvocati in carriera, cavilli legali e arringhe vincenti; non è nemmeno un film sullo spionaggio industriale, o sulla vendetta; quello che il regista vuol far trapelare è il molto rancore, da un lato per la perdita economica (causa intentata dai gemelli Winklevoss) e dall'altro per la perdita di interesse personale, stima e fiducia (causa intentata da Eduardo Saverin). Ne esce un ragazzo solo, sconfitto da se stesso e dal suo disinteresse per il mondo che lo circonda, capace di capire come "funziona" la gente, ma non comprendendo le motivazioni fondamentali, la dimensione più complessa dell'architettura umana.
Questo si evince chiaramente dall'introduzione del gioco Win-Win di facemash.com (comparare la "ficaggine" delle ragazze, non attribuendo un punteggio ma scegliendo tra due foto casuali), dall'aggiunta dello "stato sentimentale", e dal rapporto con Sean Parker, fondatore di Napster e cattivo consigliere .
Il film è gustoso e leggero, nonostante i moltissimi dialoghi e la complessità degli argomenti, affrontati con decisione e metodo scientifico, bilanciando le emozioni personali all'impatto emotivo "globale", contestualizzando perfettamente la tecnologia e la sua sfrenata corsa.
Una nota molto positiva cinematograficamente: la sequenza della gara di canottaggio dei fratelli Winkelvoss. Le pagaiate, la musica, il fiume, gli stacchi perfetti di una regia minuziosa e sapiente. Ben fatto

lunedì 8 novembre 2010

Battlestar Galactica

Titolo: Battlestar Galactica
Anno: 2004-2009
Serie: 4 (75 episodi)
Durata: 42 minuti
Ideatori: Ronald D. Moore
Con:
Edward James Olmos: William Adama
Jamie Bamber: Lee "Apollo" Adama
James Callis: Gaius Baltar
Tricia Helfer: Numero Sei
Grace Park: Sharon "Boomer" Valerii
Mary McDonnell: Laura Roslin
Katee Sackhoff: Kara Thrace


Da dove iniziare? Ottima domanda. Iniziamo da Cyloni: una razza di robot creati dagli esseri umani e presto evolutisi. La loro evoluzione e la loro presa di coscienza ha dato vita ad una ribellione e ad una guerra tra esseri umani e Cyloni.Dopo una tregua di 40 anni le macchine hanno invaso Caprica e le dodici colonie, dimora dell'umanità, estirpando con un genocidio gli abitanti di Aquarion, Aerilon, Canceron, Caprica, Geminon, Leonis, Libran, Picon, Sagittaron, Scorpia, Tauron e Virgo . I pochissimi supersiti (circa 49.000 a inizio serie) danno vita a una flotta di basi stellari e astronavi perennemente in fuga dai crudeli Cyloni. A guardia della flottasta  la base stellare Galactica, guidata dal Comandante Adamo. La serie narra delle peripezie della razza umana, destinata a un incubo apparentemente senza fine, fatto di ricordi, rimpianti, domande e soprattutto paura e incertezza. La ricerca di una nuova casa, di un nuovo pianeta e la continua fuga dal potente esercito Cylone sono i due elementi chiave per contestualizzare i comportamenti dei personaggi: avviliti, delusi, sconfortati, spesso si lasciano andare, bevono, giocano, si comportano come se la loro vita dovesse finire da un giorno all'altro. Dall'altra parte c'è un fervido attaccamento alla religione  e alla civiltà, come se fossero le uniche possibilità per sentirsi differenti da un branco di animali in fuga. La serie è fatta di speranza e menzogne: la speranza che tutto finisca, la menzogna che esiste un pianeta, chiamato Terra, che accoglierà i sopravvissuti e che il comandante (Adamo) conosca la rotta.Fervido miscuglio di sangue, sesso e misticismi. Elementi tipici dei best sellers di Ken Follet e Dan Brown, che richiamano una forte attenzione. Nel nostro caso però sono sospesi in un'alone di indeterminazione e tristezza dovuta alla situazione estrema e drammatica di quella che è una guerra di sopravvivenza. I continui richiami agli dei, agli oracoli: i legami tra la ricerca della terra e il vecchio testamento, il legame tra il culto dei Cyloni e il nuovo testamento. L'idea di civiltà coloniale legata alla civiltà occidentale nata dalle polis greche e dai culti ellenici.Questo aspetto di intenso rapporto mistico rende possibile ogni colpo di scena, e gli eventi poco plausibili non minano alla credibilità dell'intera vicenda.Questa fiction mi ha appassionato, mi è piaciuta: il suo taglio è rapido e introspettivo; riesce a coinvolgere lo spettatore grazie alla sua tragicità intrinseca e all'affetto innato che ciascuno prova per la razza umana. le parti migliori sono quelle dedicate alla guerra, al Galactica e ai Viper perchè sono quelle che  tengono maggiormente sotto scacco l'attenzione dello spettatore, non grazie all'azione in se, ma grazie alla permanente condizione di incertezza. Ho notato un grosso cambiamento tra la seconda e la terza serie, per quanto riguarda soprattutto i tratti di alcuni personaggi principali come Kara Thrace, lee Adamo ma soprattutto Gaius Baltar.Infine un paio di considerazioni tecniche: le inquadrature sono sempre "in gravità", come mi ha fatto notare un amico, la sensazione cioè è quella di guardare lo spazio da un' astronave. Il taglio è secco, con stile a volte da documentario, per rendere più reali le inquadrature. Altra nota a favore è il rapporto qualità prezzo per quanto riguarda le scene nello spazio: si vede chiaramente che la flotta è fatta di modellini, ma la qualità è abbastanza alta. La consiglio, soprattutto agli amanti di generi distopici, utopici, fantascientifici e d'azione

Pigtails