lunedì 22 febbraio 2010

Louise-Michel

Titolo: Louise-Michel
Anno: 2008
Regia:Gustave de Kervern, Benoît Delépine
Sceneggiatura: Gustave de Kervern, Benoît Delépine
Con:
Yolande Moreau: Louise Ferrand
Bouli Lanners: Michel Pinchon
Benoît Poelvoorde: Guy l'ingegnere
Albert Dupontel: Miro
Joseph Dahan: impiegato delle pompe funebri
Mathieu Kassovitz: proprietario della fattoria
Agnès Aubé: La veuve

Questo film è inclassificabile; un vero film "d'autore" se vogliamo, ma anche questa mi sembra una forzatura. La vicenda è quella di due umani di mezz'età con grandi problemi di percezione di se, in ogni campo. Louise si chiama in realtà Jean Pierre ed è costretto a mettere la gonna per lavorare in una fabbrica; uscito dal carcere dopo aver scontato 15 anni per omicidio non sa ne leggere ne scrivere e vive in condizioni miserrime. Confesso di non aver capito appieno la vicenda di Michael, forse ha sempre ambito ad essere uomo per venire accettata (vediamo un flashback in cui, ragazzina, cerca di lanciare il peso e l'allenatore dice: "bel tentativo, ma serve il testosterone"). La commedia si sviluppa intorno alle vicissitudini dei due, che si incontrano quando, chiusa la fabbrica, Louise cerca un professionista a cui affidare il compito di assassinare il responsabile del licenziamento in tronco. Michel è uno squattrinato, senza dignità e paranoide; vive in una roulotte e il suo unico amico è un ingegnere taciturno e paranoico con manie di persecuzione.
Il film è lento, volutamente senza azione (quasi tutte le scene sono girate con inquadratura fissa, giocando sulla distanza macchina-uomo) e si può vantare di apici di ilarià nonsense o cruda e cinica. Insomma, un film difficile ed ostico, ironico ma anche tenero e intimista.

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domenica 21 febbraio 2010

Waterworld

Titolo: Waterworld
Anno: 1995
Regista: Kevin Reynolds
Con: Kevin Costner: Mariner
Dennis Hopper: Deacon
Jeanne Tripplehorn: Helen
Tina Majorino: Enola
Michael Jeter: Gregor
Chaim Jeraffi: primo drifter
John Fleck: Medico
Gerard Murphy: Nord


Sostanzialmente una gran vaccata: una manica di disperati vive in un mondo completamente sommerso dall'acqua. Non si sa come, ne perchè, ne da quanto, ci sono tribù di "smokers" (fumano sigarette vecchie di secoli pare) di abitanti degli atolli (grandi catapecchie galleggianti), no meglio noti schiavisti e mercanti. Un mercante particolare, fornito di un vasto assortimento di introvabili cianfrusaglie, (Kevin Costner) giunge su di un atollo per fare scambi. Su quest'atollo vive una bambina la cui schiena reca un tatuaggio misterioso con scritte e un disegno. Una terra mitica e leggendaria esisterebbe da qualche parte oltre le acque: Dryland.
Ci sono essenzialmente due parti di film: quella distopica legata al futuro della razza umana, alla mutazione genetica del nostro protagonista senza nome, al rispetto per i valori (il vecchio, il grande vecchio, gli anziani, i saggi...) al mistero di una cultura lontana secoli, alla terra e ai "terricoli". E una parte, purtroppo molto più cospicua che caratterizza il film, fatta di inseguimenti acquatici, colpi bassi, rapimenti, assassinii e fughe rocambolesche. Questa parte abbassa notevolmente la media di un film banale ma con ottimi spunti. Nel complesso la trama regge e le azioni non sono fastidiosamente ed esageratamente create ad arte, fin verso metà pellicola, quando poi si degenera in una serie ininterrotta di frasi ad effetto, esplosioni e violenze gratuite. Un altro aspetto trattato molto di sfuggita è quello legato al nostro "Itticus Sapiens", alla diffidenza e superstizione di qualsiasi popolo sulla terra da sempre; una classica e leggermente forzata emarginazione del diverso che trasformerà il nostro orco solitario in un amico fedele pronto a sacrificare se stesso.


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sabato 20 febbraio 2010

Leviathan

Titolo: Leviathan
Anno: 1989
Regia: George Pan Cosmatos
Soggetto: David Webb People
Peter Weller: Steven Beck
Richard Crenna: Dr. Glen Thompson
Amanda Pays: Elizabeth 'Willie' Williams
Daniel Stern: Buzz 'Sixpack' Parrish
Ernie Hudson: Justin Jones
Michael Carmine: Tony 'DeJesus' Rodero
Lisa Eilbacher: Bridget Bowman
Hector Elizondo: G. P. Cobb
Meg Foster: Martin


Un thriller delle profondità, con qualche bassezza (o "americanata") ma in larga parte buono. La storia: un team di minatori a 1600 metri sotto il livello del mare nel mezzo dell'Oceano Atlantico si imbatte sfortunatamente in una misteriosa nave russa. Leviathan, questo il nome del relitto, le cui uniche informazioni disponibili la classificano come "attualmente operativa nel mar Baltico". Il misterioso e indisciplinato dottor Glen Thompson conosce il Russo e vedendo l'ultimo spezzone del diario di bordo comincia ad incuriosirsi e a preoccuparsi. Ulteriori indagini gli faranno supporre che la nave sia stata silurata di proposito, ma senza un chiaro scopo. Intanto una malattia colpisce due membri dell'equipaggio che avevano bevuto la Vodka trovata sul relitto. Tutto è chiaro, ma ormai è tardi: i Russi hanno iniziato un esperimento di mutazione genetica a insaputa dell'equipaggio, nascondendo nelle scorte di Vodka il siero per la mutazione. La vicenda si sviluppa intorno al dubbio, al mistero e al sospetto. La paura è acuita dall'impossibilità di scappare; il dottore, in un impeto di follia o di estrema lucidità eietterà le capsule di salvataggio disponibili, mentre il controllo da terra ha già deciso di lasciar morire l'equipaggio. Gli spazi chiusi, l'impossibilità di scappare, l'affidare la propria vita nelle mani di tecnologie sempre più fragili durante la fuga da un mostro fatto di sangue e paura sono elementi perfetti intorno cui costruire una vicenda che vuole inquietare, stupire e spaventare.Grandi navi, spazii siderali, pianeti sconosciuti, profondità oscure o deserti di ghiaccio sono tutte perfette ambientazioni per un tipo di fantascienza fatta soprattutto di azione.Film come "Alien","La cosa" o "Sfera" possono benissimo essere accostati a questa pellicola. I personaggi sono ai limiti della credibilità, a tratti troppo umani per non risultare caricaturali. Alcune scene sono vere e proprie chicche a cavallo tra l'horror, il B-movie e lo splatter di bassa lega; come dimenticare quel piede? D'altro canto vi sono alcuni riferimenti non da sottovalutare: il dottore parla latino, russo e si bulla di aver studiato numerose lingue mentre si annoiava a medicina(si dice che il regista, Cosmatos, parlasse 6 lingue); leviathan è un chiaro richiamo al mostro biblico per eccellenza, nonchè al mostro "hobbesiano", cui qui potremmo accostare i comportamenti della "compagnia".
Film passabile

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domenica 14 febbraio 2010

La pazza storia del mondo

Titolo: La Pazza storia del mondo
Anno: 1981
Regista/Produttore/Sceneggiatore: Mel Brooks
Con:Mel Brooks: Mosé/Comicus/Tomas de Torquemada/ Luigi XVI di Francia e Jacques, il Garçon de Pisse
Dom DeLuise: L'imperatore Nerone
Madeline Kahn: L'imperatrice Nympho
Harvey Korman - Conte de Monet
Cloris Leachman - Madame Defarge
Ron Carey - Swiftus Lazarus
Gregory Hines - Josephus
Pamela Stephenson - Madamoiselle Rimbaud
Spike Milligan - Monsieur Rimbaud
Shecky Greene - Marcus Vindictus
Sid Caesar - Gunga il Capo tribù
Mary-Margaret Humes - Miriam
Orson Welles - Narratore
Hugh Hefner - Romano fuori dal Tempio di Eros
Barry Levinson - Venditore di colonne
John Hurt - Gesù
Andrew Sachs - Gerard


Comicità travolgente, slapstick e ironia metastorica per questo bellissimo film di Mel Brooks. Dopo i film di Monty Phyton e lo splendido Frankenstein Junior devo confessare che questa pellicola non mi ha soddisfatto completamente. Abbastanza acerba per una certa comicità "all'inglese", mentre troppo spesso gioca su gag e ambiguità linguistiche. Su quest'ultimo e difficilissimo terreno per la comicità (specie non in lingua) ammetto che si destreggia molto bene. Più di una scena merita di essere accostata senza timore alle più celebri sequenze di "Life of Brian" o "Love and Death" di Allen. Il film parte un po sottotono ma si rivela geniale e frizzante specie dopo la metà; il balletto di Torquemada, gli Ebrei nello spazio e la continua contrapposizione tra poveri e ricchi ("Fanculo ai poveri!", "Approvo") in maniera cinica o grottesca, rendono il film meritevole di essere visto ed apprezzato.
"I cristiani sono così poveri che hanno un solo dio. I romani hanno tanti dei, per tutte le cose; manca solo il dio della eiaculazione prematura, ma anche costui non tarderà a venire"

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sabato 13 febbraio 2010

Sviluppi

Sto seguendo con passione e accuratezza la serie "I Viaggiatori", Sliders. DI cui ho già parlato qui. Devo dire che molte cose sono cambiate e mi hanno dato modo di riflettere su una fiction che è si datata (la sua produzione è terminata nel 2000) ma anche molto attuale. Se avvicinandomi alla serie ho pensato che si trattasse di una Sci-Fi incentrata sulla tecnologia, come Eureka, mi sbagliavo di grosso. In sostanza Sliders è radicalmente diversa da tutte le altre fiction che ho avuto modo di conoscere: si gioca quotidianamente su temi molto vicini e molto lontani, su fatti che coinvolgono l'umanità e interessanto, con piglio disilluso e magari distante. Spesso le puntate sono quasi una critica o uno specchio parlante del mondo, specialmente dell'america, degli anni novanta. Il tema del doppio è stato ampiamente sviscerato, uttavia rimane un'ombra costante, a cui si fa riferimento ormai quasi per gioco. I sistemi di governo, la cultura, le superstizioni e le tecnologie degli altri mondi sono invece dei colpi bassi a una certa america, a una certa visione del mondo, alla superficialità in generale, al pregiudizio e alla chiusura mentale. Tutta questa critica non pesa poichè non è feroce, ma allo spettatore sembra un gioco come un altro; invece le questioni ed i temi proposti portano a sorridere e riflettere. Abbiamo feroci critiche al capitalismo, alla pubblicità e allo sfrenato consumismo; ci sono mondi in cui la tecnologia è stata bandita; ci sono mondi in cui i politicanti di turno vengono a galla; ci sono mondi dove la salute è un bene prezioso. Tutti questi mondi senza allontanarsi troppo, sia ben chiaro.
Semplicemente fantastica la puntata della Lotteria, in cui Wade vince un premio molto ambito in quel mondo. L'eutanasia. Una splendida citazione di Malthus e un'amara considerazione sul sovrappopolamento.

giovedì 4 febbraio 2010

Amore e Guerra

Titolo: Amore e Guerra
Anno: 1975
Regista:Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Con:
Woody Allen: Boris Grushenko
Diane Keaton: Sonja
Georges Adet: Il vecchio Nehamkin
Harry Hankin: Zio Sasha
Jessica Harper: Natasha
Harold Gould: Anton Inbedkov


"Napoleone ha invaso l'Austria!", "perchè, aveva finito il Cognac?"

Strepitoso capolavoro del tempo che fu di Woody Allen. Parodia dell'uomo, di se stesso, dei romanzi russi dell'ottocento e della guerra. Nella caricatura di se stesso, Boris Grushenko è un giovane Russo benestante che vede la sua vita sconvolta dalle guerre di invasione di Napoleone. Il ragazzo è sempre stato attratto dalla filosofia, è curioso, scettico e ossessionato dalla morte. I suoi sogni allegorici, i suoi dialoghi con la morte e con i morti, rendono il capolavoro surreale e a tratti inquietante. Boris è un famoso codardo, che non vede di buon grado la guerra e svilisce molto cinicamente i luoghi comuni della patria, dell'egemonia culturale di un popolo dominante o dominato ( "Insomma, credete che faccia qualche differenza essere governati da Napoleone o dallo Zar? Beh, lo Zar è un po più alto..."), visione che dimostrerà la propria lucidità in tutta la sua forza durante le scene dell'addestramento. "Allora volete che vi conquistino i francesi? E mangiare per tutta la vita Soufflè e Croissant?".
Filosofia e religione sono presi all'assalto dalla comicità irriverente e posata di cui si fa portatore il buon Woody. Strepitosi i dialoghi tra Boris e Sonja e tra Boris e il suo mentore, nonchè il monologo su Socrate. "Che cos'è un ebreo?" chiede il giovane Boris al suo precettore, ed egli indicandogli delle figure che estrae dalla manica del saio "ecco, questi sono ebrei". "Ma hanno tutti la coda!" "Infatti questi sono ebrei rossi, quelli tedeschi sono zebrati".
Questa pellicola fa ridere dall'inizio alla fine, nel più maturo e ancora fresco stile di un Woody Allen ossessivo ma posato. Smaschera con fare satirico i vizi degli uomini, per le donne, per la violenza e per la gloria. Usa allegramente letteratura, poesia e cinematografia d'autore (lampanti i riferimenti a Bergman, a scrittori russi come Nabokov e Dostoevskij...) accostandole a situazioni paradossali e decontestualizzandole, creando così una comicità alta che colpisce l'intellettuale fine e raffinato che si cela in Boris/Allen. Davvero bello, guardatelo, riguardatelo e imparatelo a memoria!
"L'esecuzione è domattina alle sei. Dovevano giustiziarmi alle 5, ma il mio avvocato è uno in gamba"

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martedì 2 febbraio 2010

Ricatto d' Amore

Titolo: Ricatto d'amore
Anno: 2009
Regista: Anne Fletcher
Con:
Sandra Bullock: Margaret Tate
Ryan Reynolds: Andrew Paxton
Mary Steenburgen: Grace Paxton
Craig T. Nelson: Joe Paxton
Betty White: Nonna Annie
Denis O'Hare: Mr. Gilbertson
Malin Akerman: Gertrude

Brillante commedia sulle relazioni sociali, sull'amore e sul pregiudizio. Un giovane e promettente scrittore si trova a dover tirare i piedi all'arcigno e potentissimo capo, Sandra Bullok; come suo assistente la accudisce e sta sempre ai suoi ordini, sperando di realizzare il suo sogno e pubblicare un romanzo. Ma la donna in carriera è Canadese, poco conta se per presenziare a un evento in europa ha violato qualche legge sull'immigrazione. L'ufficio federale le intima estradizione completa dagli Stati Uniti per sei mesi, le si prefigura un licenziamento in tronco e l'addio a tutte le ambizioni. E' qui che le viene l'idea perfida di ricattare il giovane di belle speranze venuto da una sperduta provincia in Alaska: lui pubblicherà se si inguaierà con la perfida strega in un matrimonio di interessi dalla durata prefissata.
Intrighi, avventure e divertenti peripezie ci mostreranno il ragazzo di provincia e la despota di città per quello che davvero sono: due persone sole che inseguono i sogni, il successo e le speranze. Andrew è l'erede di un piccolo impero commerciale in Alaska; Margaret Tate è una zitellona insoddisfatta e desiderosa di una relazione seria: chiarificatore in questo senso la danza rituale con la nonna di Andrew, accompagnata dal canto "per il vento, per la valle, per i maschi con le palle"
La pellicola pian piano estrarrà i nostri protagonisti dal loro guscio e li avvicinerà sempre di più, fino ad unirli in un finale tanto melenso quanto atteso, tipico dell' Happy ending hollywoodiano, di cui ci si dimentica facilmente se il film nel complesso è stato tagliente e meno smielato.
Banalità tipiche della commedia americana a parte, si rivela un'ottima performance del cast, complici le trovate geniali, vedi suddetta danza, e l'ottima fotografia.
Buona parte del film è ambientato in un paesaggio mozzafiato, che si presterebbe perfettamente ad altro tenore di film, ma non disdegna una certa genuinità retorica che traspare dalla trama. Un bel blockbuster, purtroppo senza sparatorie, omicidi e grappoli di granate su alieni perfidi e umanoidi.


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